| Una magnifica domenica d'angoscia rubrica Leggere negli anni verdi école novembre 2000 | 
                                                                                                           

| Lo
              spirito, o spiritello, della rubrica mi ha chiesto supplichevole
              il permesso di rendere questa puntata più sbrindellata e caotica
              del solito. Richiesta non nuova, peraltro, ma mai accorata come in
              questa occasione. E così mai come in questa occasione ho
              accondisceso, potrei dire, di slancio: le ragioni della richiesta
              hanno prevalso, e sul fastidiosamente lagnoso metodo ho fatto
              finta di niente. Il fatto è che lo spiritello, che mi conosce
              bene, è andato subito a segno, piazzando proprio nel centro del
              centro entità piuttosto centrali: Israele, Attilio Bertolucci.
              Come non cedere? A
              giugno Bertolucci è andato via. "Lasciatemi andare, / giugno
              è ventoso / e queste foglie amare / sono imbrattate di lucciole
              sfinite, / lasciatemi andar via", aveva scritto sei anni fa.
              Nel giugno di quest'anno è andato via, il poeta italiano del
              Novecento da me più amato. Potrei anche dire il più grande,
              accanto a Caproni, Sereni, Rebora, Penna, Zanzotto, Luzi, Montale;
              preferisco invece sottolineare proprio il "da me più
              amato", porre in primo piano la dimensione emotiva. E non è
              per arbitraria presunzione di onnipotenza di titolare di rubrica
              che ne parlo qui. Attilio Bertolucci ha In
              questi giorni seguo con angoscia quel che va succedendo in
              Israele, dentro un grande sconforto, dentro una grande paura.
              Scontri, pietre, pallottole, feriti, morti. Trionfo dell'odio,
              degli integralismi, del bando alle parole e alla convivenza. Lotte
              interne, di leadership in un partito, si antepongono alle sorti di
              due popoli, al diritto di vivere di entrambi. E gli avvoltoi
              pregiudizialmente avversi a Israele, legione anche nella sinistra
              italiana, si precipitano subito a dire e a scrivere le loro
              ipocrite nefandezze. Bisogna fare molto, cercando di non venire
              sopraffatti dall'angoscia. Con un groppo alla gola auspico qui la
              lettura di un racconto di Singer e di un romanzo di Amos az. Il
              racconto di Singer si trova nelle sue Storie per bambini (Mondadori)
              e si intitola Perché Noè scelse la colomba. Da singeriano
              osservante, pur dentro a una grande angoscia, continuo a pensare
              che "ci sono al mondo più colombe che tigri, leopardi, lupi,
              avvoltoi e altre bestie feroci". Sarò più preciso: continuo
              a sperare che ci siano, e soprattutto continuo a dirlo a mio
              figlio, ai miei alunni, ai miei amici non-adulti, sottolineando
              che la colomba venne scelta perché, a differenza degli altri
              animali che sgomitando cercavano di Eppure
              mio figlio e la sua amica Marta sono di là, e li sento cantare, li
              sento ridere, ridere e parlare; e fuori il vento canta tra i bagolari;
              Là in fondo il segno netto delle montagne muove l'azzurro e piccole
              nuvole bianche cantano il miracolo della Luce d'ottobre; e qui, nello
              spazio e nel tempo, vicino e più lontano, intorno e nella mente,
              suoni e figure di persone care, voci lontane sempre presenti. È
              una magnifica domenica d'ottobre impregnata d'angoscia. Prendo in
              mano Da Lunedì a Lunedì (Einaudi Ragazzi 1999), un libretto
              in cui Giacoma Limentani, narratrice autentica e da me molto
              amata, racconta in forma di ballata la storia dei primi giorni del
              tempo. Cerco La domenica. "È Domenica allorquando, / con il
              cielo per coperchio, / rimirandosi a vicenda / ben seduti tutti in
              cerchio, / giorni e cose ed animali, / uomo e donna e beni e mali
              / si domandano ispirati / chi è poi chi li avrà creati". La
              Domenica afferma che a questa domanda può rispondere "soltanto
              il vasto mondo"; e così "Dice il mondo a chi l'ascolta,
              / e che per la prima volta / lo rimira a tutto tondo / come ben
              s'addice al mondo: / "Posso dirvi solamente, / con il cuore e
              con la mente, / che pur io con voi son stato / un bel dì fatto e
              creato / a un'essenza universale, / che pertanto è nota e Continuano a cantare. Continuino a cantare e ascoltino il vasto mondo, e i narratori di storie. |