Un pentolone di pensierini, aspettando Stevenson

rubrica Leggere negli anni verdi

école ottobre 1997

                                                                                                           

Ha frignato indecorosamente fino a pochi minuti fa, questa puntata della rubrica, pretendendo di essere trasformata in un "Pentolone", cioè in un elenco secco secco di libri ricevuti. Mi diceva: "Approfittane. Hai ricevuto molti brutti libri, ultimamente, alcuni molto brutti. L'hai già fatto una volta, l'anno scorso, e hai salvato i cavoli e le capre. E anche i libri buoni non son pochi, anche se non c'è uno che sovrasti. Non voglio traboccare. Ti prego. E poi ho già ceduto su quell' altra faccenda..." E frignava e frignava. Già: "quell'altra faccenda".

Avrebbe voluto, infatti, la rubrica, che scrivessi un pezzo di veleno per il trionfo dell'ipocrisia e l'uso inverecondo che s'è fatto delle parole "fiaba" e "favola" in occasione di una tipica strage del sabato sera, quella della signora inglese un po' monarchica assassinata a Parigi da un accesso di velocità abuso di alcolici vanagloria fotografi (i cui mandanti sono i milioni di guardoni che aspettano quelle foto e gli editori allevatori di guardoni).

Sono stato inflessibile. Ma l'ho spuntata anche sulla pretesa del "Pentolone", perché in esso non avrei potuto esprimere nemmeno un Pensierino sull'imminente uscita delle poesie di A Child, William Golding). Un racconto che, contrariamente a quel che gorgheggia la quarta di copertina, non entra affatto "dentro l'erotismo dei bambini", giacché per farlo non basta elencarne qualche manifestazione.

A un Pensierino depresso sarebbe bene fame seguire almeno uno ravvivante. Ed eccolo qui, senza dover ricorrere all' idea che stanno per uscire le già ricordate poesie di Stevenson: la riedizione, nei Tascabili TEA, di Storie e fiabe degli zingari, a cura di Diane Tong, uscito qualche anno fa da Guanda.

Per finire, un Pensierino prima di andare a letto. Nutrendo io innumerevoli riluttanze nei confronti della matematica, non mi sarei mai avvicinato a Il mago dei numeri, appena uscito da Einaudi, se l'autore non fosse stato Hans Magnus Enzensberger. E così, dopo avere addormentato mio figlio, mi preparo a prendere alla lettera il sottotitolo del libro: Un libro da leggere prima di addormentarsi, dedicato a chi ha paura della matematica.

Però, almeno per ora, niente da fare. Enzensberger mi attira molto, il libro si dichiara romanzo rivolto a adulti e bambini, e io credo di avere sulla matematica più pregiudizi che paure. Eppure, niente da fare, ma la ragione è un'altra. Questa. Da quando ho letto Cosa sono gli anni, di Antonella Anedda, edito qualche mese fa da Fazi, è con questo libro che chiudo (che significa: apro) le mie giornate. E di questo libro, davvero prezioso, mi regalo il piacere di trascrivere qui le ultime righe: ""Dormite libri nelle vostre pagine piene d'ombra", dico a mia figlia di tre anni, prima di andare a letto. La prendo in braccio. Lei allunga una mano e sfiora la fila più vicina della libreria. Fino a poco tempo fa ha ascoltato senza capire: univa il suono della voce al chiaroscuro di quella parete verticale, forse alla luce delle lampade e alla mano che mimava sul muro le ombre cinesi, la sagoma del cervo o del cane che abbaia. Poi, l'altro ieri: "Cosa vedi?", le ho chiesto. E lei ha risposto: "Un vento di formiche (le lettere?) un mare dove c'è Pinocchio". Un mare notturno ripido di carta. Dormite libri nelle vostre pagine piene d'ombra. In quell' ombra ci siamo io, lei, le parole. C'è la strada che si divarica ogni sera: il sonno, la vicinanza di chi amiamo qui, subito semplicemente, o laggiù, la solitudine. C'è un tentativo di unione, diverso dai punti del disegno, una maglia che si può disfare e può coprire. C'è il respiro di una bambina che si addormenta e nel silenzio, nell'ombra del lume da notte a forma di luna, ci sono io con un quaderno sulle ginocchia". Shalom.