Sabato 11 dicembre, alla libreria Pendragon di Bologna, le Voci hanno presentato il libro di Giuseppe Pontremoli, "Elogio delle azioni spregevoli".

                                                                                                           

 

LE AZIONI SPREGEVOLI DEL MAESTRO PONTREMOLI


(n. 15, 21 dicembre 2004)

    Sabato 11 dicembre, alla libreria Pendragon di Bologna, le Voci hanno presentato il libro di Giuseppe Pontremoli, "Elogio delle azioni spregevoli". Il libro è uscito per le edizioni dell'Ancora del Mediterraneo, nell'aprile 2004, pochi giorni prima della morte dell'autore (la recensione delle Voci).

Le Voci considerano questo libro uno dei punti di partenza del mestiere di insegnante.

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    Sabato pomeriggio in libreria. Scaffali colorati, cubi di libri con le ruote, citazioni sul léggere appese a grandi caratteri, il fruscio tutto particolare del nastro che si arriccia per i pacchetti regalo, alla cassa (cibo per la mente!).
Atmosfera da "caldo buono".

    Quattro persone a parlare, un volume in mostra sul tavolino ed altre quattro copie dello stesso libro in mano: ad aprirle, sottolineature, commenti a matita. Sarebbe interessante, una mostra di copie diverse dello stesso libro, con le note dei proprietari lettori… come la lettura si trasforma in testo personale… ci si potrebbe pensare.
    Sotto il tavolo c'è un ingombrante lettore audio che non sa - non è in grado di registrare. Un bel pasticcio. Così quel che viene detto è affidato solo alla labile, fantasiosa, inaffidabile memoria.

    Magda dice: siamo qui per raccontare un libro che racconta di libri, di storie, di bambini e di maestri. Vogliamo raccontarlo perché siamo convinti, come dice Guimaraes Rosa, che tutto è ancora più grande quando si ascolta una cosa raccontata. Il maestro Pontremoli dice che le storie sono il crogiuolo di una grande forza, sono al tempo stesso il percorso e la meta. E interrogandoci su quali storie abbiano questo potere, ci chiediamo con Tammuz se davvero non sia una stupidaggine mettere differenze tra un libro per bambini e uno per adulti. Milena Bernardi che insegni letteratura per l'infanzia all'università, la sai la differenza?

    Milena dice che no, la differenza non è così importante, e poi prosegue: non credo alle coincidenze e me ne è accaduta una - proprio oggi ho trovato qui il libro che cercavo da tanto. È una storia che sta in un film, "Mystic river". C'è un padre che legge un libro al figlio, di sera. Ecco, questa lettura serale, contro il buio della notte, è una grande cosa. È quel che dice Auster citato da Pontremoli - non ve lo racconto perché non si può raccontare - "il bisogno di storie per un bambino non è meno vitale del bisogno di cibo…". Il desiderio narrativo è la forza di cui è pervaso questo "elogio", circola da ogni parte e il libro è una grande cornice che lo contiene. È un bosco di storie, un libro di compagnia.

    Magda dice che è proprio adatta l'immagine dei sentieri nel bosco; e legge: perché "leggere è inoltrarsi nel cammina cammina. Leggere è aprirsi alle domande. Leggere è cancellare il prezzo del tempo. Leggere è esporsi, è mettersi in gioco."
    Poi ricorda che tra loro solo Andrea Bagni, insegnante e vicedirettore di "école", ha conosciuto Giuseppe, gli è stato compagno di strada; e gli passa la parola.

    Andrea dice: sento pudore, riserbo a parlare di Giuseppe; perché tra di noi c'era un gioco di non detti, di consonanze silenziose tipiche della complicità maschile.
    Rileggere il suo libro mi ha fatto benissimo, come un bene-rifugio nel disastro della mia scuola di questi tempi. Sono tante le pagine che vorrei raccontare qui; ad esempio quelle che parlano dello sguardo della madre, quando il figlioletto cade, quello sguardo ogni volta unico che serve a dare il coraggio di andare avanti; come il coraggio di mia figlia, al tempo della scuola dell'infanzia, quando voleva regalare un "gioco da maschio" all'amichetto e mi mandò avanti, per offrirglielo.
    Ma sento come mie anche quelle pagine in cui Giuseppe richiama la sua infanzia in campagna, l'ansia di andare in un luogo speciale a leggere il Corrierino, ma anche a fare cose da grandi come spalare il fango dell'alluvione di Firenze come sua sorella maggiore; l'ansia di non sapere per chi "tenere", tra Martin Luther King e Malcom X.

    E quelle pagine Andrea Bagni legge.

   Magda fa partire la registrazione dell'intervista trasmessa alla radio l'anno scorso, nel programma Fahreneiht: si trova nel sito di Alberto Melis, amico di Giuseppe e altro maestro-raccontatore di storie.
La voce di Pontremoli è affaticata e fioca di contro a quella garrula dell'intervistatore Sinibaldi. Ma non abbastanza fioca per non ribadire con forza che quel che conta è leggere ai bambini storie che sono un po' anche nostre, perché si senta la nostra passione, il nostro "chi siamo". E che oltre al leggere disteso, fa bene anche raccontare i libri che poi, più avanti, i bambini incontreranno direttamente.

    Quella voce registrata mette emozione; e Magda chiede a Cinzia Quirini, maestra elementare, di mettere in campo la sua voce fresca, vivace, quella che i suoi alunni ascoltano ogni giorno nella lettura.

    Cinzia dice: da che sono diventata maestra ho cominciato a girare per classi facendo laboratori di lettura; e dopo un po' mi cercavano le colleghe per chiedermi cosa avevo letto di bello ai loro alunni…
Poi ho avuto classi mie, ma ho mantenuto questo spazio giornaliero della lettura insieme, pur rosicchiato come dice Pontremoli. Così ieri ho detto ai miei bimbi che sarei venuta a parlare di libri, ed ho chiesto di dirmi cosa rappresentava per loro il nostro appuntamento quotidiano. Beh, mi hanno detto che per loro era parlare di se stessi. Ho una quinta; di nuovo ho iniziato con loro "L'isola del tesoro" di Robert Louis Stevenson. Temevo che non piacesse più, e invece sono incantati, una volta ancora. Ieri abbiamo incontrato Long John Silver "la più attraente canaglia e il più canaglia degli attraenti di tutti i tempi e di tutti i paesi" …
    E Cinzia legge il capitolo di quell'incontro, facendo tornare un po' tutti bambini.

    Magda dice: questo "elogio delle azioni spregevoli" non si vorrebbe mai chiuderlo, tanto è pieno di storie e di letture. Ma certo in questo momento trovo appropriata la citazione che Pontremoli fa di Meneghello, in "Libera nos a malo", quando il piccolo piange con la sua bambinaia perché una bella giornata è finita. C'è in noi la consapevolezza adulta che "questo giorno qui", il giorno felice, non possa tornare - contro alla ribellione del bambino che non può accettarlo; ma poi in noi lettori sorge la riappacificazione del sapere che "questo giorno qui" torna nel racconto.
    Così, se quando un giorno finisce non resta "niente più che una storia", noi possiamo dire che non resta niente meno che una storia; e da questo traiamo la forza di andare avanti.

    Milena allora vuole chiudere proprio con una storia, quella del vecchio Tolstoi e del giovane Gorkij che va a imparare da lui, e del fatto che mentre Tolstoi moriva, sulla panchina della stazione, i treni rallentavano per non disturbare…

    Ci fermiamo anche noi. Forse questo sabato pomeriggio non è andato così. Forse non ci ricordiamo bene e abbiamo inventato. Forse bisogna ricominciare. Come facciamo? Apriamo una pagina dell'elogio… "È qui, credo, il nodo vero: nel cercare la voce. Ricominciando sempre, senza rassegnazione…"